Soul Cages

Nov
1
1991
Reggio Calabria, IT
Palais Sports
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Ma il suo è rock caro Mr. Sting - L'artista inglese ha iniziato in Calabria la tournee italiana. E Reggio si entusiasma...

Tutto a posto. Polemiche a parte il rock va avanti benissimo, perfino in buona salute. E in tutta risposta il cavalier Sting, ex maestro scolastico, oggi propugnatore di più avanzate e nobili idee per la musica popolare, ha impresso al suo concerto una decisa sferzata in chiave rock.

Formazione e scaletta sono più o meno quelle del tour di primavera-estate, ma tutto quello che allora sembrava dispersivo,lento, un pochino slegato, ha acquisito nuova compattezza. Il colore dominante è l'energia, ruvida, tesa, incalzante. Non c'è più spazio per i pezzi più lenti e rarefatti. Arrivano casomai citazioni sorprendenti, da 'Gimme Some Lovin' a 'Purple Haze'. Tutto scorre ad un ritmo che sembra lievemente accelerato, come se un immaginario regista avesse girato in avanti la manopola del variatore di tempo.

Ai suoi partner, il chitarrista Dominic Miller, il batterista Vinnie Colaiuta e il tastierista David Sancious, oggi Sting chiede un impegno superiore, forte dell'affiatamento che si è creato in questi mesi. I quattro sembrano procedere per automatismi immediati e brucianti. Filano tutti a gran velocità, scorrendo i punti salienti della scaletta con indomito accanimento.

E' la prima volta che Sting si spinge nel profondo sud, e i cinquemila presenti al nuovo palasport di Reggio Calabria (musicalmente una specie di incubo metropolitano con i bassi intubati e i suoni acuti lancinanti e spappolati) hanno festeggiato l'avvenimento col massimo dell'entusiasmo, un chiasso e una gioiosa allegria che forse sarebbe più improbabile nelle grandi città, più abituate ai concerti rock, e soprattutto oggi più disincantate nei confronti del piccolo mito edificato da Sting. La sua supponenza, il suo eccessivo narcisismo, avevano di parecchio incrinato la sua popolarità. Sembrava ammalato di presunzione, peccato gravissimo e difficilmente perdonabile soprattutto quando il prodotto musicale non è all'altezza della tracotanza connessa. E sull'ultimo disco di Sting, 'The Soul Cages', c'è stato un coro di sconsolata tiepidità. Alla fine più che di presunzione, il disco sembra afflitto da quei tortuosi e compiaciuti avvitamenti autobiografici che molti artisti esprimono quando sono a corto di freschezza creativa, quando l'incantesimo che li ha sorretti si rompe senza apparenti spiegazioni.

Ma ad onor del vero, bisogna dire che il concerto visto l' altra sera, ovvero la nuova tranche di questo lunghissimo tour (martedì sarà a Napoli e mercoledì a Bari) iniziato in gennaio e ancora denso di appuntamenti, spazza via molte di queste perplessità. L'accelerazione complessiva impressa alla musica, l'atmosfera eccitata e febbrile, riducono di molto quel tono di supponenza, non lascia troppo tempo agli eccessi di autocompiacimento. Perfino i soli sono notevolmente ridotti. A volte i pezzi sono proposti uno dopo l'altro senza interruzioni, e strutturati nel massimo dell'essenzialità. Questa sorte la subiscono i grandi classici del passato come 'Driven To Tears', 'Roxanne', e perfino 'Message In A Bottle' suonata a velocità forsennata, col risultato di togliere la retorica abituale che si riserva ai capolavori di rito, ma la subiscono anche i pezzi nuovi, quelli di 'Soul Cages' che sembrano meno pesanti in questa versione dal vivo.

Sting, poi, suona solo ed esclusivamente il basso elettrico, così che alla fine si ha un'impressione inevitabile e molto precisa. Se qualcuno ricorda l'ultimo tour dei Police, troverà affinità incredibili. Anche lì i tre sembravano voler correre riproponendo quasi tutti i pezzi del repertorio ad una velocità superiore al normale. Sono affinità significative. La verità è che Sting ha riguadagnato qualche punto stralciando dove ha potuto quell'enfasi da grande poeta che aveva appesantito la sua immagine, e nel farlo non ha potuto fare altro che tornare alla grande, irripetibile esperienza coi Police.

Come succede a molti è probabile che Sting oggi possa permettersi di riconciliarsi con quel periodo. senza l'obbligo di doverne prendere per forza le distanze. E non è escluso, dal concerto lo si intuisce nettamente, che presto sentiremo parlare di un probabile ritorno dei Police. O almeno questo è quello che ci auguriamo. Per Sting sarebbe un' esperienza salutare.

(c) La Repubblica by Gino Castaldo (thanks to Valeria Vanella)
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